L’acqua, risorsa e fonte di vita
Quanta acqua – L’acqua presente sulla terra è in totale circa 1.400
milioni di km3, in grande prevalenza salata, raccolta per il 97,2% negli
oceani. Il restante 2,8% è dolce: il 2,15% di questa quota sta nelle
calotte polari e nei ghiacciai, lo 0,62% è costituito da acque sotterranee,
mentre lo 0,0001% rappresenta i canali fluviali.
Ciò significa che le acque dolci disponibili sono una entità assai piccola dell’intera massa idrica. La distribuzione dell’acqua non è omogenea nel pianeta Terra: il 60% delle acque dolci accessibili si trova in nove paesi: Brasile, Russia, Cina, Canadà, Indonesia, Usa, India, Colombia, Congo/Zaire.
Un bene scarso – Il 70% delle acque dolci viene usato nell’agricoltura soprattutto per l’irrigazione. Gli additivi chimici la inquinano e provocano salinizzazione e desertificazione – come nel Sahel, in Iraq, in Cina, nella regione dell’Aral.
La restante parte va per il 10% all’uso domestico e per il 20% a quello industriale, che assieme agli scarichi urbani provoca ulteriore inquinamento. È in corso dunque una crisi idrica qualitativa, ma anche quantitativa, dovuta all’enorme spreco e dispersione.
L'oro blu e le sperequazioni – L’acqua potabile disponibile pro capite è scesa negli ultimi 40 anni da 17.000 m3 a 7.500 m3. Ma la distribuzione nel mondo è ineguale: il 20% della popolazione detiene l’86% della risorsa e consuma l’88% dell’acqua disponibile.
In Italia la media del consumo è di 250 litri giornalieri pro capite: è la prima consumatrice in Europa. Tuttavia il 35% degli italiani non ha acqua sufficiente e le perdite della rete idrica sono intorno al 35%. Il consumo giornaliero di un contadino africano (non dei più sfortunati) è di 20 litri. Nei paesi del terzo mondo vi sono oggi 1.400 milioni di persone che non hanno acqua sufficiente e pulita; nel 2020 saranno 3.600 milioni.
Le guerre dell'acqua – La scarsità d’acqua potabile rende questa risorsa e fonte di vita sempre più causa di morte: sia perché una parte consistente della popolazione mondiale è costretta a bere acqua inquinata e ad ammalarsi (80% della mortalità ha tale origine – secondo l’OMS), sia perché stanno moltiplicandosi contese e conflitti per il controllo delle vitali fonti idriche.
E in Trentino? – Pur tra le aree più fortunate per ricchezza d’acque, in Italia e nel sistema alpino, il Trentino non si rende ancora conto che il problema lo riguarda da vicino. Negli ultimi trent’anni i ghiacciai si sono dimezzati e stanno andando all’esaurimento verso il 2050.
Non ci saranno più le cascate e le rapide, non più i torrenti rigonfi e i laghi colmi. L’acqua non potrà più essere consumata pressocché gratis e nella misura di oggi. Non si potrà ancora sprecarla per produrre neve artificiale, né continuare a svuotare le rogge per irrigare i frutteti, gli orti, i giardini. Bisogna uscire dal lungo sonno dell’irresponsabilità ecologica e sociale.
Giulia Boato
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